Serie Olduvai

Serie Olduvai

Queste opere sono dedicate alle amigdala, al loro semplice segno sulla tela e  all’elemento essenziale cui corrispondeva il loro uso nella mani dei primi uomini.

Sono partita dal concetto del chopper dell’uomo primitivo come utensile necessario, contrapposto alla infinità di oggetti da cui invece siamo sommersi quotidianamente.  L’uomo primitivo usava solo un oggetto per ogni cosa. Scheggiando e rischeggiando questo oggetto inoltre si ipotizza che i primi uomini abbiano cominciato  a vedere nelle sue scalfiture qualcos’altro: un profilo, una immagine e forse l’inizio dell’opera d’arte.

Guardando ed esplorando le forme delle punte in pietra e osso mi sono letteralmente innamorata del loro segno grafico tanto da riproporlo su tela in una serie, accostando questi ad un mio precedente segno grafico ripetuto e  ossessivo nella mia espressione artistica: I volti. Volti che depersonalizzano, ma che al tempo universalizzano un messaggio. 

La tela diventa così uno spazio , un muro, una lavagna su cui di-segnare  linee semplici, quasi come una mappa grafica dell’essere umano.  Questo mio progetto è al momento concepito sia su tela che per la scultura.

La parte plastica in ceramica si propone invece di esprimere in statue, monoliti disumanizzati,  un richiamo ad un possibile passaggio dal segno bidimensionale ad una consistenza tridimensionale. Ogni statua porta in sé un elemento in ferro che ne disegna un nuovo significato. Da monolite disumunanizzato a culto dell’utensile necessario.

In questo senso l’utensile necessario, l’amigdala del paleolitico, può essere un ferro inutilizzato, arruginito o annerito dal tempo. Un oggetto non più indispensabile, ma che riporto in vita inserendolo nelle sculture.

Questo progetto nasce da una esigenza personale di ridurre e alleggerire la mia poetica artistica,  ricca sino ad oggi di una parte simbolica estremamente forte. Questo progetto: la “Serie Olduvai”, non rinuncia al simbolo, ma porta lo porta in primo piano, non più nascosto tra giochi di specchi e allegorie ma protagonista indiscusso del mio odierno sentire.

DAZ 2018