Piccola Cosmogonia: introduzione alle opere

 

Introduzione alle opere : “Piccola Cosmogonia”

 

In questa breve prefazione, alle  opere del catalogo e della mostra, cercherò di illustrare il pensiero  che è alla base di questo nuovo progetto: “Piccola Cosmogonia”.

Tutto nasce da una idea, da un’esigenza filosofica; dal bisogno nostalgico e impulsivo che l’arte abbia un fine taumaturgico. L’arte può condurci oltre il sensibile per elevarci o per sotterrarci, ma ciò non esclude infatti l’una o l’altra parte di noi stessi.  Noi siamo tanto di apollineo e tanto di dionisiaco, tanto di raziocinio e di passione.

Questo corpus di 23 quadri e 25 sculture è la mia Cosmogonia. Lungi da me infatti generare un senso comune, un’idea generale di come dovrebbe essere il mondo o la religione su cui si fonda tale realtà.

L’intreccio filosofico e religioso da cui scaturisce questo percorso artistico non rappresenta solo l’enigma di un ingorgo esistenziale che tutti noi cerchiamo di affogare nella fluidità razionale, ma anche l’esigenza di una molteplicità di parametri espressivi  ( pittura e scultura, ma non di meno la filosofia) e che solo attraverso il loro intreccio e la loro comunione, sanno raggiungere verità altrimenti inafferrabili.

 

 

La cosmogonia, ovvero la genesi del cosmo, rappresenta la dualità, la scissione del bene e del male, l’ elevazione e l’abiezione. È  un oscuro compendio di antropologia culturale che si addensa nella mia proposta culturale.

 

Questi esseri  nascono e si muovono in un mondo sconosciuto, un altrove possibile.

Si riconoscono in quadri ( come Quadrittico Omnia Presentia, Madre Notturna , Io sono l’Alpha e l’Omega)  le divinità, mentre in altri (come  Parlami /Non ti sento, Amami /Non ti sento, Tretteste)  troviamo gli “ominidi”. Questi ultimi riconoscibili perché senza fregi talari o tuniche impreziosite di pietre o copricapi importanti.

Gli “ominidi” sono nudi, quasi trasparenti rispetto al fondo pittorico, mentre le divinità sono rivestite di pennellate oro, bronzo e rame.

Ci troviamo di fronte a due ordini distinti ma non contrapposti :

  • Le divinità e la conoscenza e I compagni della Grande Madre: le divinità ctonie.
  • Gli ominidi e l’esistenza bruta

 

Le divinità e la conoscenza:  La Grande Madre e le divinità ctonie

I personaggi che vivono nei miei quadri sono divinità altere che osservano l’uomo (gli ominidi) e non ne comprendono le bassezze e le invidie, ma li guardano con distacco pur comprendendone la meschinità, l’incapacità d’elevazione.

Questi Dèi sono dunque “potenze” caratterizzate dall’essere estranee agli affanni e alle sofferenze.

Quest’ ordine divino si basa su una ipotetica società matriarcale.  Sulle divinità domina la “Grande Madre” lei è l’Alpha e l’Omega: divinità femminile primordiale; potenza luminosa dell’inconscio; archetipo di grande ambivalenza: distruttrice e salvatrice, nutrice e divoratrice , rappresentante la terra, la generatività e il femminile come mediatore  tra l’essere umano e il divino.

L’ominide è nella mia personale visione, non è riuscito a far fronte alla richiesta di elevazione cui viene sottoposto dalla Grande Madre in primis, e dai suoi sottoposti. L’uomo è bruto ed infine sopraffatto  dalla  viltà e dalla sua pochezza.

L’uomo (ominide) è stato messo alla prova dalla Grande Madre, ma non riuscendo a superarla è ricaduto in un orrido di ignoranza e qualunquismo a fronte invece della comprensione e della conoscenza.

 

I compagni della Grande Madre: le divinità ctonie.

L’universo, il culto della Grande Madre prevede figure plurime o collettive : le divinità ctonie.  Dal greco: chthonios sotterraneo, della terra.  Ctonio (χθóνιος in greco) è un aggettivo che deriva dal termine χθών, “terra” (intesa soprattutto come sottosuolo), e le divinità ctonie sono legate a due aspetti fondamentali e antitetici delle profondità della terra: la fertilità e l’oltretomba.

Come nelle antiche religioni in cui fortissimo era il legame con la terra; una terra misteriosa, che governava la vita coi suoi cicli immortali, personificata in divinità dette, appunto, ctonie.
Tutte furono divinità femminili di femminilità ferina, che scandivano l’avvicendarsi delle stagioni naturali ed umane (vedi i quadri Madre Notturna, Ramos , Animali Notturni, Kore Tora) che avevano potere su terremoti e vulcani, capaci di dischiudere i segreti di misteri e magie attraverso riti esoterici.

 

Gli ominidi e l’esistenza bruta

Uomini abbietti, anime corrotte e concupiscibili. Questa è l’umanità che descrivo e vedo.

L’infelicità umana non è frutto di situazioni particolari e non nasce neppure da particolari situazioni ma dal prevalere della ragione sulla fantasia per effetto dell’avanzare della civiltà e dalla nascita della società e tecnologia  che, con le sue necessarie regole, limita la libertà e la spontaneità individuale.

L’infelicità è una legge di natura, alla quale nessun essere può sottrarsi. L’uomo cerca la sua felicità ma la natura non ha come fine la felicità degli individui: essa tende solamente alla propria conservazione.

La Grande Madre non è soltanto la Dea che decide della vita o della morte, o che determina uno sviluppo positivo o negativo; il suo atteggiamento è al tempo stesso un giudizio, una sentenza di alta corte (vedi per es. Le Giudicanti) . Nessuno sviluppo o razionalizzazione successiva può cancellare questa convinzione di una colpa primaria.

Affinché gli ominidi possano sostenere il confronto con la Grande Madre archetipica deve formarsi una coscienza di Sé forte. Qui dovrebbe avvenire un salto: quello dell’allontanamento dalla genitrice del Mondo. L’ominide qui  inizia però a soffrire, vive nel  senso di colpa e il senso di divisione e di separazione diventa condanna alla malinconia e all’ irrealizzazione del sé nell’amore e nel linguaggio (vedi per esempio Parlami/Non ti sento,  Amami /Non ti sento).

 

DAZ   A.D 2017